La Storia dei Campeggi
C’erano una volta… Giuseppe e Valentina.
Due personaggi che sono stati bambini tanto tempo fa… ma scopriremo… che ci hanno lasciato un regalo!
Che ne dite di ascoltare la loro storia… e qual è il dono che ci arriva da loro?
Ecco chi è Giuseppe…
Non è nato lontano da qui a Casorzo, ma tanti anni fa nel 1926, quando non esisteva la televisione, non c’erano i computer, quando pochissimi avevano un’ automobile e nessuno al suo paese aveva il telefono, quando per andare in bagno bisognava uscire di casa e andare in fondo al cortile…
Vive in una casetta con la sua famiglia di contadini: si lavora la vigna e si produce vino buono, in una grande cantina.
I suoi genitori lavorano molte ore in campagna e spesso Giuseppe resta con il fratellino Luigi e con la nonna.
La nonna è una vecchietta arzilla e tremenda: si inventa sempre qualche lavoro da fare e naturalmente trova da fare anche per Giuseppe e Luigi: …lava le bottiglie; … sistema la legna, …vai dal calzolaio, …vieni a fare l’erba per i conigli, …c’è da raccogliere la cicoria, ecc…
I due fratellini sono piccini, ma sanno rendersi utili!
Giuseppe vuole molto bene alla nonna e le piace tantissimo quando si mette a raccontare le storie. Ce n’è una in particolare che lo emoziona; così, spesso le chiede: “Nonna raccontami di quella volta che è arrivato il primo evangelico a Casorzo!”.
È sicuro che la nonna lascerà perdere tutti i suoi progetti, prenderà i nipotini accanto a sé e racconterà la storia che per lei è la più bella del mondo…
“Qui a Casorzo a quei tempi, quando io ero ragazza, erano tutti cattolici. Non si sapeva nemmeno che esistessero cristiani diversi. Quasi tutti credevamo che per piacere a Dio si dovesse fare proprio quello che diceva il prete, mentre altri dicevano che non ci si poteva fidare del prete e che tutte quelle storie sul Vangelo erano un imbroglio dei ricchi per sfruttare i poveri… finché un giorno arrivò in paese un signore, lo chiamavano l’evangelista: vendeva Bibbie!
Noi non ne avevamo mai vista una prima… ci sembrava strano perfino prenderla in mano; quando abbiamo capito che quello era il libro che raccontava tutte le storie degli ebrei e di Gesù eravamo tutti emozionati e incuriositi…
L’evangelista diceva: “leggete e coprirete da soli se il prete ha ragione o ha torto, se il Vangelo è tutto un imbroglio, se difende i ricchi…”; una vecchietta si avvicinò, sputò verso di lui e si mise a gridare: “Vergogna! Vattene dal nostro paese!”
La nonna ama ricordare come è diventata evangelica. È molto orgogliosa di raccontare come aveva trovato il modo di comprare una Bibbia; come aveva avuto il coraggio di prendere una decisione con la sua testa e con il suo cuore, anche se molti la criticavano e pensavano che una ragazza non doveva comportarsi in questo modo.
“Nonna, ma sei stata coraggiosa!”
“Già – rispondeva fiera – ma vedi Giuseppe non ero mica sola! Siamo stati parecchi a diventare evangelici. Per noi è stato bellissimo scoprire che potevamo avere la Bibbia, leggerla e studiarla per capire Dio; ci sentivamo libere e liberi, abbiamo imparato che potevamo pregare, spezzare il pane e bere il vino come ha ordinato Gesù senza bisogno di sacerdoti…”.
La nonna raccontava come alcune persone in paese avevano trovato interessante questa buona notizia e avevano trovato una sala e cominciato a incontrarsi. Avevano formata una piccola comunità di evangelici, la chiamavano la “radunanza”; poi, grazie all’aiuto di amici inglesi era stata fondata perfino una scuola perché le persone potessero imparare a leggere, scrivere e contare.
Non era facile essere evangelici perché il prete del paese a quei tempi era potente e ostile; però gli evangelici erano rispettati in paese e molti li stimavano.
Giuseppe ascolta tutte le storie della nonna, alcune fanno ridere: come quella volta che Rina, una ragazza evangelica di quindici anni, aveva risposto per le rime alla signora dove faceva le pulizie, che voleva obbligarla ad andare in processione; alcune storie facevano anche un po’ paura e rabbia: come quella in cui il prete aveva dato ad un contadino analfabeta un un biglietto da consegnare al sindaco… e quel poveretto si era trovato in carcere, solo perché una volta non si era tolto il cappello davanti alla processione!
La nonna ama raccontare storie, ma Giuseppe sa che alcune sono pericolose… perché la fanno diventare triste e rischia di mettersi a piangere. Per esempio quando si deve passare vicino al grande monumento ai caduti della prima guerra mondiale, che è stato appena costruito a Casorzo, il suo viso si fa triste. Così vengono fuori storie di morte. La nonna racconta di quando le donne erano rimaste sole in campagna a fare tutti i lavori, insieme a vecchi e bambini, mentre tutti gli uomini erano partiti per una grande guerra… e molti non erano tornati.
La nonna non si dà pace pensando a quei ragazzi che hanno perso la vita per niente; le fa rabbia pensare a quei tempi di fatica e di paura. Per questo, dice la nonna, odia il re d’Italia e tutti quelli che avevano voluto quella maledetta guerra; si arrabbia ancora di più quando racconta che perfino il prete sosteneva le ragioni della guerra. Commentava tristemente:“Io l’ho sempre saputo che la guerra era una stupidata… ma si sa: chi ascolta una contadina?!”.
Giuseppe ha sentito quelle storie tante volte, sa già come vanno a finire. Sa anche che su quel monumento ai caduti c’è un nome proprio uguale al suo: Ten. Aspiran. Barbanotti Giuseppe + Homs 1917; è lo zio, morto nel tentativo di difendere i territori italiani in Libia, che cosa inutile diceva la nonna; quel figlio le era morto laggiù, nove anni prima della nascita del nipotino Giuseppe e il suo dolore era grandissimo tutte le volte che le tornava alla mente.
Giuseppe cerca di distrarre la nonna cambiando discorso perché sa che questi ricordi la fanno soffrire:“Nonna i tuoi gerani sono pieni di boccioli! Di che colore saranno questi?!”. Giuseppe sa che la nonna ci tiene ai suoi fiori! Anche la nonna, in fondo, è contenta di cambiare discorso e di mettersi a parlare dei gerani; anche a lei non piace farsi vedere a piangere davanti ai bambini …e poi suo nipote ha ragione: i suoi fiori quest’anno saranno davvero uno splendore!
Quando Giuseppe compie 6 anni va a scuola, ma non c’è più quella evangelica con la maestra inglese. Tutto è cambiato dai tempi della nonna, perché in Italia ora comandano i fascisti e tutti gli inglesi hanno dovuto partire, perché si dice che sono nemici.
…e ora presentiamo Valentina!
È ora di andare a conoscere Valentina, ha due anni in meno di Giuseppe. Per scoprire dove è nata dobbiamo fare un lungo viaggio: fino alla fine dell’Italia e poi oltrepassare le montagne e arrivare in un altra nazione, la Svizzera, dove si parla il francese.
Arriviamo in un paesino di montagna, l’ultimo prima dei boschi, che si chiama Bassins. In questo paesino c’è una chiesetta, con un piccolo campanile e un bel giardino intorno. Siamo curiosi, andiamo a dare un’occhiata da vicino e entriamo: che strano, è un cimitero! Ha il campanile, ma scopriamo che non si tratta di una chiesa cattolica, c’è scritto: “Chiesa Riformata” e su un cartello c’è l’orario del culto.
Per la verità a Bassins di cattolici non ce ne sono proprio.
Anche Valentina, come Giuseppe, abita in campagna e anche lei ha un fratello, che si chiama Remy ed è appena più grande di lei.
È un bambino intelligente e spiritoso, adora disegnare e ha molto buon gusto però ha un handicap: si muove con difficoltà e in modo un po’ strano, bisogna fare uno sforzo per capirlo quando parla, perché fatica a pronunciare le parole, specialmente quando è emozionato.
Valentina gli vuole molto bene, ma a volte è un po’ arrabbiata con lui.
Ogni tanto pensa che la mamma sia un po’ ingiusta, a volte le pensa: “Ecco la mamma dice che Remy deve essere trattato esattamente come tutti gli altri, ma poi… se combiniamo un guaio insieme, perché va sempre a finire che è più severa con me?”; Valentina proprio non lo accetta: lui se la cava sempre con una battutina, con gli occhi dolci, con una risatina; lei invece è orgogliosa… e finisce per beccarsi le peggiori sgridate!
La mamma ha sempre paura dei bulli, di quelli che potrebbero prendere in giro Remy o trattarlo male, così spesso proibisce di andare a giocare con gli altri ragazzini del paese… che noia!
Il padre di Valentina fa il guardia boschi, ma lo stipendio non basta per pagare anche il mutuo della casa e così, proprio come la famiglia di Giuseppe… tutti a lavorare nei campi! Qui si allevano mucche e quindi si raccoglie il fieno, si devono accompagnare i vitelli al pascolo, si accudiscono gli animali…
Valentina è una bambina sveglia, quando ha sei anni la mamma vede che non ha nessuna difficoltà ad imparare a leggere quindi decide di mandarla a scuola anche se non ha ancora l’età giusta, perché in Svizzera la scuola inizia a sette anni. Probabilmente la mamma pensa che così potrà anche dare una mano a Remy!
C’è un’unica classe nella scuola di quel paesino, con bambini di varie età. L’insegnante distribuisce le cose da fare e ognuno deve lavorare per conto suo, oppure i grandi aiutano i più piccoli. Valentina adora andare a scuola, ci tiene a fare bella figura e a portare bei voti a casa per fare felici i suoi genitori. Appena impara a leggere diventa una lettrice accanita e legge appena può.
Anche a lei, come a Giuseppe, piacciono tanto le storie, per questo Valentina è sempre a caccia di racconti che la fanno sognare. Sua mamma raccoglie mette insieme i punti per avere dei libri da dare ai suoi figli perché sa che per loro sono preziosissimi; Valentina fa di tutto per vincere il libro che ogni anno è in palio per l’alunna con i voti migliori …che delusione quando una volta le regalano un libro di ricette!
Lasciamo Giuseppe e Valentina a scuola. Che strano… tutti e due ci vanno molto volentieri! E fanno pochissime assenze, non esiste ancora il pediatra (dove devi andare appena hai un po’ di tosse!). Le vacanze poi non sono molto riposanti: bisogna aiutare i genitori in campagna; sia Giuseppe che Valentina trovano molto meglio stare in classe! Entrambi sono molto orgogliosi se l’insegnante, incontrando i genitori, dice che si impegnano e sono educati.
Le loro scuole però sono molto diverse. In quella di Giuseppe si va a scuola solo la mattina, si dice l’ave Maria e si impara la religione cattolica.
La domenica mattina si va alla sala evangelica e la domenica pomeriggio i bambini vanno alla scuola domenicale, spesso si legge la Bibbia la sera in famiglia, magari con qualche ospite.
La scuola di Valentina è di trentatre ore a settimana e c’è una materia che le piace molto, che si chiama “storia biblica” in cui si scoprono i personaggi della Bibbia.
I ragazzini del suo paese fino a quattordici anni frequentano la scuola domenicale. Mentre c’è il culto degli adulti stanno fuori a giocare, ma appena finisce quello dei grandi entrano in chiesa e c’è un culto apposta per loro che si chiama scuola domenicale: si ascoltano le storie di Gesù, si canta, si prega e si fa la colletta per i missionari: i bambini mettono una monetina in una scatola che ha sopra la figura di un bambino nero.
Giuseppe e Valentina frequentano la scuola domenicale… anche se sono un po’ diverse, tutti e due ascoltano il vangelo e hanno sempre un versetto da studiare a memoria per la volta successiva!
Se volete leggere il continuo della storia potete scaricare il file completo.